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POTATURA OLIVO A VASO POLICONICO: VANTAGGI, TECNICHE E STRUMENTI DA UTILIZZARE

La potatura dell’olivo a vaso policonico facilita la gestione degli uliveti e contribuisce a ridurre i costi di produzione. Perciò sempre più agricoltori si stanno convertendo a questa forma di allevamento.

Potare gli olivi con la tecnica del vaso policonico infatti presenta almeno tre vantaggi: si rispettano le esigenze della pianta aiutandola ad esprimere tutto il suo potenziale produttivo, si semplifica la potatura e si agevola la raccolta.

Inoltre la potatura a vaso policonico è adatta a tutte le numerosissime varietà della pianta di olivo, sia vocate alla produzione di olio e sia a fornire olive da mensa, consente di realizzare anche impianti abbastanza intensivi e di utilizzare mezzi ed agevolatori meccanici per le lavorazioni del terreno e sulla pianta e per la raccolta delle olive.

 

Con una buona potatura meno legno e più rami fruttiferi

La pianta di olivo in natura crescerebbe come un arbusto, quello che in botanica viene definito habitus arbustivo, capace comunque di raggiungere anche altezze abbastanza elevate. Questa inclinazione della pianta dà origine alla continua emissione di rami vigorosi emessi dalle radici o dal pedale della pianta, detti polloni, e di rami robusti a portamento eretto sul tronco o sulle branche, detti succhioni, che si contendono la dominanza apicale delle cime.

Il primo obiettivo dei tagli di potatura è quindi quello di mantenere in equilibrio la parte radicale e quella aerea della pianta, ma soprattutto di limitare la quantità di legno strutturale a favore dei rami fruttiferi che nell’ulivo sono sempre quelli di un anno di età.

Perseguendo il primo obiettivo, si raggiunge anche il secondo obiettivo degli agricoltori: ovvero facilitare la raccolta concentrando la produzione nella parte medio-bassa della pianta ed in particolare nella porzione di chioma periferica dove, ad esempio, è più agevole inserire i pettini degli abbacchiatori per far staccare le olive.

Con piante di altezza relativamente contenuta (cime apicali alte massimo 4/5 metri) agli operatori sarà anche possibile effettuare i tagli di potatura con i piedi ben saldi a terra, quindi in tutta sicurezza, con strumenti maneggevoli come forbici, seghetti e troncarami, anche su aste telescopiche per i rami più alti, oppure con potatori a catena per rimuovere i rami di diametro più grosso.

L’ultimo obiettivo della potatura, ma non per ordine di importanza, è invece quello di preservare la salute della pianta favorendo una buona circolazione dell’aria e una buona penetrazione della luce del sole anche nella parte centrale della chioma dell’ulivo per ridurre il rischio di attacchi di muffe e parassiti.

 

 

Potatura dell’olivo: le forme di allevamento più comuni

Nel corso del tempo si sono diffuse varie forme di allevamento dell’ulivo. Le tradizioni agricole dei vari paesi in cui la pianta è presente (l’intero bacino del Mediterraneo) si sono consolidate in base a fattori quali le condizioni climatiche, la peculiarità dei terreni con la maggiore o minore presenza di sostanze nutritive e di acqua, le conoscenze botaniche del momento e le necessità anche pratiche degli agricoltori.

Solo per fare un esempio, la cimatura ripetuta delle branche principali per stimolare la formazione di rami in due direzioni contrapposte (divisioni dicotomiche) aveva anche un ragione funzionale: creare una struttura in legno, solida, per ‘appoggiare’ le scale sulle quali gli agricoltori salivano per effettuare la bacchiatura manuale.

Le forme di allevamento dell’olivo prevedono quasi tutte un asse centrale. Dal tronco, alto circa 1-1,40 metri da terra, partono quindi le branche principali (solitamente da 3 a 5). È il caso proprio del vaso policonico, ma anche del cosiddetto globo che differisce dal primo per il fatto di avere diverse branche secondarie ed una chioma fitta anche all’interno della pianta, che la fanno assomigliare appunto ad una sfera, in quanto si utilizza la stessa vegetazione come difesa naturale nelle zone molto esposte all’irraggiamento solare.

Altra forma di allevamento che prevede un asse centrale rivestito di rami laterali, più grossi e lunghi alla base e più corti e sottili verso la cima, è quella detta monocaule a chioma libera che ricorda la forma di allevamento a fusetto adottata solitamente per altri alberi da frutto. Nella forma a monocono invece le branche secondarie vengono lasciate crescere quasi orizzontalmente rispetto al terreno.

Il vaso a chioma libera si caratterizza per il fatto che le sottobranche vengono lasciate crescere liberamente, con ridotti interventi di potatura, ed è una forma adatta alla raccolta meccanizzata con scuotitori al tronco, ma richiede sesti d’impianto ampi. Esiste anche la variante detta a vaso libero basso, con un tronco alto circa mezzo metro, se si effettua la raccolta agevolata con pettini elettrici o pneumatici.

Vi è infine il vaso cespugliato, forma in cui le branche principali partono direttamente dalla base dell’olivo.

 

Potatura olivo a vaso policonico, perché si chiama così?

La forma di allevamento a vaso policonico deve il suo nome alla forma a vaso che prende l’albero dotato di un tronco alto da terra circa 1-1,20 metri ed alla forma conica (o a piramide) con la quale vengono modellate le branche principali, con base più larga vicino al tronco e punta nella parte terminale. Policonico appunto perché i coni, ossia le branche, sono più d’una (almeno 3-4) ed ognuna di esse mantiene la funzione di cima.

L’inserzione delle branche primarie rispetto al tronco ha un’inclinazione di circa 45 gradi così da avere una pianta vuota all’interno e con la chioma che si sviluppa verso l’esterno fino ad un’altezza di 4-5 metri, perfetta per la raccolta con agevolatori meccanici come gli abbacchiatori dotati di pettini vibranti che si inseriscono tra i rami fruttiferi per far staccare le drupe. L’inclinazione può essere ridotta attorno a 30-35 gradi per avere piante più strette (ma anche più alte) nel caso invece di raccolta con vibratori meccanici che si ancorano al tronco e/o ai rami più grossi per far cadere le olive appunto scuotendoli.

 

 

Potatura olivo a vaso policonico, quando si diffonde

Fino ai primi decenni del Novecento del secolo scorso (ma negli uliveti secolari anche fino a tempi più recenti) la forma tradizionale di allevamento dell’olivo era il vaso dicotomico o anche detto ‘tronco di cono rovescio’ poiché la chioma si sviluppa in cima ed è più scarsa in prossimità del tronco. Ciò comporta però che periodicamente bisogna effettuare la cosiddetta ‘stroncatura’ della struttura a legno dell’olivo per riportare l’albero ad un’altezza più bassa e rinvigorire la parte inferiore con la chioma. Questa potatura piuttosto drastica ha come conseguenza di alterare pesantemente per almeno 2-3 anni la tradizionale alternanza produttiva dell’olivo.

Viceversa l’allevamento a vaso policonico, riducendo la dispersione delle energie della pianta per sostenere strutture a legno non necessarie, contribuisce a mantenere più costante la produzione limitando l’alternanza produttiva tra annate di carico e annate di scarico.

La prima forma di vaso policonico cominciò ad affermarsi tra il 1920 ed il 1930 fino a perfezionarsi in epoca contemporanea con la potatura che oggi assume anche la denominazione di vaso policonico semplificato.

Nel corso dell’ultimo decennio sono sorte numerose scuole di potatura regionali che offrono corsi specifici sull’allevamento a vaso policonico dell’olivo in particolare rivolti ai conduttori di uliveti familiari, anche ispirate direttamente da uno dei maggiori divulgatori italiani contemporanei di questa pratica agronomica come Giorgio Pannelli.

 

Potatura olivo a vaso policonico, tecniche e schema

Detto di quanto deve essere alto il tronco, del numero e dell’inclinazione delle branche, vediamo più in dettaglio perché il vaso policonico asseconda la fruttificazione della pianta durante l’allevamento di produzione.

Per farlo partiamo da un’ipotetica branca principale. Vicino all’inserzione con il tronco si formano rami tendenzialmente assurgenti. Finché sono piccoli è opportuno lasciarli sulla branca con la funzione di ‘tira’ linfa dalle radici. Quando cominciano a diventare troppo vigorosi rubano invece luce e linfa diventando appunto ‘succhioni’. A questo punto è opportuno eliminarli a meno che non servano, incurvandoli verso l’esterno, per sostituire una branca o una parte di essa danneggiata dalle intemperie oppure attaccata da malattie e parassiti.

Dopo i primi rami esclusivamente vegetativi, allontanandoci dal tronco, crescono i rami secondari a prevalenza vegetativa, che è bene sfoltire ma non eliminare del tutto poiché sostituiranno l’anno successivo quelli produttivi.

Nella parte più esterna del ramo, inclinati anche dal peso della chioma, crescono invece i rami secondari a prevalente attività produttiva. Qui insomma cresceranno le nostre olive sui rametti di un anno che bisogna assicurarsi di preservare dai tagli di potatura.

Al di sotto di questi rami secondari troviamo la zona produttiva ormai esaurita che si può riconoscere anche dal fatto che le ramificazioni presentano poche foglie se non sono diventate addirittura già secche. Questi rami vanno eliminati.

Per contenere la vigoria dei rami secondari e soprattutto per limitare l’altezza delle cime apicali delle branche l’intervento più adatto da praticare è il cosiddetto taglio di ritorno. Ovvero bisogna fare in modo di deviare la cima, accorciandola, su un ramo assurgente più piccolo tra quelli immediatamente più vigorosi e dopo averne scelto uno eliminare tutti gli altri che potrebbero fargli concorrenza.

Come si vede gli interventi richiesti da questa tecnica sono relativamente semplici, ma richiedono una cosa fondamentale: la costanza. Solo praticando puntualmente la potatura invernale ed estiva (quando necessario) il tempo da dedicare ad ogni pianta per la potatura sarà ridotto e di conseguenza anche le ore di manodopera necessarie sia per effettuare i tagli sia per rimovere una minore quantità di ramaglie dall’uliveto.

Una riduzione dei costi si avrà anche durante la raccolta che verrà facilitata dall’avere concentrata la produzione delle olive sui rami più bassi.

Potatura e raccolta delle olive, gli attrezzi Campagnola

Dotarsi di attrezzi di qualità è importante per effettuare tagli netti e precisi che la pianta farà meno fatica a rimarginare. Le lame e le catena da taglio degli utensili Campagnola sono prodotte con i migliori materiali disponibili e con le tecniche più evolute.

Il catalogo dei prodotti in commercio, con le linee PROFESSIONAL, GREEN e SMART, comprende attrezzi manuali, elettrici, ad aria compressa e con motore termico. Molti attrezzi condividono la fonte di alimentazione che può quindi essere utilizzata sia con strumenti di potatura sia con strumenti di raccolta delle olive.

Per ulteriori informazioni sugli attrezzi Campagnola si può consultare il catalogo on line, guardare la sezione video sui nuovi prodotti e la corretta manutenzione degli attrezzi, utilizzare la sezione contatti di questo sito oppure rivolgersi alla rete ufficiale dei distributori locali, dove è possibile visionare e acquistare i prodotti compresi gli accessori ed i pezzi di ricambio.

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